Notizie ANMI Carrara
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A.N.M.I.-Associazione-Marinai-d'Italia: Gruppo di Carrara

ti dà il benvenuto a "bordo" del suo sito.

 

In bellavista nella nostra sede il modellino della Nave Fratelli Cairoli (ex Ct. Francesco Nullo). Il modellino è stato realizzato dal mai dimenticato socio Riccardo Menconi Classe 1922 che ha voluto rendere omaggio al T.V. Ferdinando Menconi Comandante dell'unità decorato con M.B.V.M. Il socio Ferdinando Menconi era marinaio da tutte le angolazioni parlare con lui ascoltare i suoi racconti avevano qualcosa di stupefacente per dirla con parole povere un "Marinaio" che non ti saresti mai stancato di ascoltare "ONORE A LUI al COMANDANTE MENCONI e a tutti i MARINAI della nave Fratelli Cairoli"

La nave a Taranto nel 1934 (foto Aldo Fraccaroli, collezione Luigi Accorsi, via Associazione Venus)

Torpediniera, già cacciatorpediniere, appartenente alla classe Rosolino Pilo (dislocamento in carico normale 770 tonn;, a pieno carico 806 tonn. lungh. 73 m; pescaggio 2,7 m;4 caldaie 2 turbine a vapore potenza 16.000 Cv; 2 eliche Vel. 30 nodi; armata:5 pezzi 102/45; 2 cannoni da 40/39; 4 tubi lanciasiluri da 450 mm; 10 mine; Equipaggio 99 tra Ufficiali Sottufficiali e Marinai) della numerosa serie detta dei “tre pipe”. Ex Francesco Nullo.

Durante la seconda guerra mondiale operò principalmente in compiti di scorta lungo le coste della Libia.


Breve e parziale cronologia.

24 settembre 1913
Impostazione nei cantieri Pattison di Napoli
.
12 novembre 1914
Varo nei cantieri Pattison di Napoli.

1° maggio 1915
Entrata in servizio come cacciatorpediniere, con il nome di Francesco Nullo.

24 maggio 1915
Ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale. Il Nullo (capitano di corvetta Catellani) appartiene alla I Squadriglia Cacciatorpediniere, di stanza a Brindisi, che forma insieme ai cacciatorpediniere AnimosoArdenteArdito ed Audace.

6 dicembre 1915
Nel pomeriggio il Nullo parte da Taranto insieme agli esploratori Quarto e Guglielmo Pepe, ai posamine Minerva e Partenope, all’incrociatore ausiliario Città di Catania ed ai cacciatorpediniere BoreaGiuseppe Cesare Abba ed Ippolito Nievo, per scortare a Valona i trasporti truppe Dante AlighieriAmericaIndiana e Cordova ed il trasporto militare Bengasi, che trasportano in tutto 400 ufficiali, 6300 tra sottufficiali e soldati e 1200 cavalli.

7 dicembre 1915
Il convoglio arriva a Valona alle otto del mattino.

Il Francesco Nullo in entrata nel Mar Piccolo a Taranto, probabilmente nel 1915-1916 (da STORIA militare, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net)

14 marzo 1916
Insieme ai gemelli Antonio MostoPilade Bronzetti e Simone Schiaffino ed all’esploratore Marsala, il Nullo partecipa ad una perlustrazione della costa albanese, alla vana ricerca di navi austroungariche o nuclei di soldati distaccati lungo la costa. Non viene trovata alcuna nave a San Giovanni di Medua, e solo pochi velieri albanesi a Durazzo; vengono avvistati due U-Boote, cui viene data la caccia senza risultato.

3 maggio 1916
Il Nullo (capitano di corvetta Domenico Bianchieri) parte da Venezia unitamente all’unità gemella Giuseppe Missori (capitano di corvetta Ferrero) ed agli esploratori leggeri Guglielmo Pepe (capitano di fregata Capon) e Cesare Rossarol (capitano di fregata Rota), per dare appoggio a distanza all’operazione di posa di uno sbarramento di mine effettuata dai cacciatorpediniere Zeffiro e Fuciliere nelle acque antistanti Sebenico. In prossimità di Punta Maestra le quattro navi italiane avvistano fumi e dirigono per avvicinarvisi, avvistando quindi quattro cacciatorpediniere austroungarici della classe Velebit e sei torpediniere d’alto mare pure austroungariche (tali unità stavano procedendo verso ovest per dare appoggio ad un attacco aereo in atto su Ravenna e Porto Corsini). NulloMissoriPepe e Rossarol si pongono all’inseguimento della formazione nemica, che dirige per la base di Pola, ma le quattro unità della Regia Marina vengono attaccate da tre idrovolanti. L’attacco viene respinto e l’inseguimento ripreso, ma alle 15.50, in vicinanza della costa nemica, vengono avvistati anche un incrociatore e due unità sottili austroungariche uscite da Pola in appoggio alle proprie unità di ritorno, pertanto NulloMissoriPepe e Rossarol, venutisi a trovare in condizioni di netta inferiorità, devono rinunciare all’attacco e ritirarsi.

12 giugno 1916
Nullo (capitano di corvetta Domenico Biancheri) e Missori forniscono appoggio (tenendosi pronti ad intervenire nel caso di un attacco di unità nemiche di superficie) ad un gruppo di siluranti impegnate in una missione di forzamento del porto istriano di Parenzo per distruggere una presunta base di idrovolanti là situata. La formazione è composta dal cacciatorpediniere Zeffiro (capitano di corvetta Costanzo Ciano; a bordo anche il comandante della spedizione, capitano di vascello Pignatti Morano) e dalle torpediniere 30 PN e 46 PN incaricati dell’attacco, con appoggio ravvicinato da parte dei cacciatorpediniere Fuciliere ed Alpino, il supporto di Nullo e Missori e la scorta, sino agli sbarramenti, di Pepe (capitano di fregata Roberto Guida) e Rossarol (capitano di fregata Ettore Rota) più alcune torpediniere.
L’ordine d’operazioni prevede che alle 3.30 del 12 giugno Nullo e Missori incrocino sulla congiungente tra Parenzo e Cortellazzo, a 20 miglia da Parenzo, tenendosi pronti ad intervenire in caso di uscita di navi nemiche da Pola, mentre sulla medesima congiungente Alpino e Fuciliere si trovano a 15 miglia dalla cittadina istriana, e Pepe e Rossarol a 25 miglia.
Il forzamento del porto da parte di Zeffiro30 PN e 46 PN avviene nottetempo senza problemi, con la cattura di un gendarme di guardia sul molo da parte del cacciatorpediniere seguita dal cannoneggiamento, per una ventina di minuti, della posizione – indicata dallo stesso gendarme – della presunta stazione di idrovolanti. L’immediata reazione delle batterie costiere è prontamente controbattuta dal tiro delle torpediniere. Le tre unità lasciano poi Parenzo, anche a seguito dell’avvistamento di fumo all’orizzonte, che fa presagire l’arrivo di navi austroungariche, e dirigono per unirsi al gruppo di sostegno (NulloMissoriPepe e Rossarol, che stanno incrociano a 25 miglia da Parenzo), per prepararsi al combattimento, ma il fumo avvistato scompare sottocosta. Durante la navigazione di ritorno verso Venezia la formazione italiana verrà attaccata da dieci idrovolanti austroungarici, a più ondate, che, nonostante la reazione degli aerei dell’Intesa (due idrovolanti italiani ed un caccia francese) preparati per questa specifica evenienza, riusciranno a colpire alcune delle navi, uccidendo quattro uomini e ferendone altri 14.

1-2 novembre 1916
NulloMissoriPepe ed un altro esploratore, l’Alessandro Poerio, ricevono il compito di dare eventuale appoggio ad un attacco di MAS nel canale di Fasana.
Con il favore della notte, il MAS 20, appoggiato dalla torpediniera 9 PN, supererà le ostruzioni del canale di Fasana, vi penetrerà ed attaccherà la vecchia pirofregata corazzata Mars con il lancio di due siluri, che tuttavia non potranno colpire a causa del mancato funzionamento degli acciarini tagliareti. Il MAS riuscirà comunque ad allontanarsi senza destare reazioni da parte nemica, così che l’intervento del Nullo e delle altre navi non si renderà necessario; le unità italiane rientreranno indisturbate alle basi.

4-5 maggio 1917
INullo, insieme ad altri sette cacciatorpediniere (Rosolino PiloPilade BronzettiIppolito NievoAntonio MostoGiuseppe MissoriSimone Schiaffino ed Insidioso) e due torpediniere (Airone e Pegaso), esce in mare per fornire appoggio e guida ad una formazione di aerei inviati a bombardare la base austroungarica di Cattaro. Le unità sono suddivise in sette gruppi: il Nullo, da solo, costituisce il quinto, mentre gli altri sei gruppi sono composti da Simone Schiaffino ed Ippolito Nievo (1° Gruppo), Rosolino Pilo Pilade Bronzetti (2° Gruppo), Antonio Mosto e Giuseppe Missori (3° Gruppo), Insidioso (4° Gruppo), Airone (6° Gruppo) e Pegaso (7° Gruppo). Il 1°, 2°  e 3° Gruppo, composti da due unità ciascuno, sono posizionati più vicini alle coste nemiche. Sono in mare anche gli esploratori Aquila e Carlo Alberto Racchia, per fornire appoggio a distanza alle siluranti.
Queste ultime indicano agli aerei la rotta da seguire puntando i fari verso l’alto e verso le loro scie, ed impiegando fuochi verdi o rossi per indicare ai velivoli se si trovino a sud od a nord del segnalamento. Nonostante il forte scarroccio e la fitta foschia rendano difficile l’avvistamento delle siluranti, dodici aerei (su uno dei quali è imbarcato il poeta Gabriele D’Annunzio; comandante della formazione è invece il maggiore Armani) riescono a raggiungere Cattaro ed a sganciare le bombe sull’obiettivo, per poi rientrare alla base senza subire perdite, dopo un volo di cinque ore e mezza.

7 agosto 1917
Il Nullo lascia Brindisi alle 5, insieme ai similari Giuseppe MissoriAntonio Mosto e Simone Schiaffino, per partecipare alle ricerche del sommergibile W 4, scomparso con tutto l’equipaggio durante una missione nelle acque della Dalmazia. Le ricerche risulteranno vane.

Il Nullo all’ormeggio, forse in un porto istriano (Coll. Guido Alfano, da “Oltre Adriatico” di Francesco Fatutta, supplemento alla “Rivista Marittima” del dicembre 2006, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net)

1918
Grandi lavori di sostituzione dell’armamento. L’originario armamento artiglieresco composto da 4 pezzi da 76/40 mm e due da 76/30 mm viene sostituito con 5 pezzi da 102/35 mm, due mitragliere pesanti da 40/39 mm e due mitragliere da 6,5 mm. Rimane inalterato l’armamento silurante, 4 tubi lanciasiluri da 450 mm. In seguito ai lavori il dislocamento a pieno carico viene incrementato da 806 a 900 tonnellate. (Per altra fonte, tuttavia, il Nullo ed il gemello Simone Schiaffino sarebbero invece state le uniche due unità della classe a non subire queste modifiche, mantenendo l’armamento originario).

1° novembre 1918
Il Nullo fa parte della I Squadriglia Cacciatorpediniere, di base a Venezia, che forma insieme al gemello Giuseppe Cesare Abba nonché ad Ardito ed Audace. La I Squadriglia forma la Flottiglia cacciatorpediniere di Venezia insieme alle Squadriglie III (Nicola FabriziGiuseppe La MasaRosolino PiloGiuseppe Missori) e V (Giuseppe SirtoriFrancesco StoccoGiovanni Acerbi e Vincenzo Giordano Orsini).

12 settembre 1919
Quando Gabriele D’Annunzio ed i suoi legionari entrano a Fiume, proclamandone l’annessione all’Italia (contro il volere delle autorità italiane) e dando inizio alla cosiddetta “Impresa di Fiume”, il Nullo, insieme al gemello Giuseppe Cesare Abba, all’esploratore Carlo Mirabello ed alla corazzata Dante Alighieri, è una delle quattro navi da guerra italiane presenti nel porto. Quando viene dato il segnale della partenza, gran parte dell’equipaggio, tra cui molti marinai scalzi e senza berretti, scende invece a terra gridando "Viva Fiume italiana!" e si pone agli ordini di D’Annunzio, dichiarandolo suo unico comandante e ponendosi a difesa dell’italianità della città.
Il Nullo rimane a Fiume per i successivi due mesi.

1° dicembre 1919
Quando il generale Enrico Caviglia ordina a D’Annunzio di lasciare Fiume e questi rifiuta, NulloAbbaMirabello e Dante Alighieri ricevono l’ordine di uscire dal porto, ma i legionari impediscono alle quattro navi italiane di salpare, bloccandole nel porto mediante la nave ausiliaria Cortellazzo, passata dalla loro parte: questa viene messa di traverso all’imboccatura del porto, ostruendola per tre quarti, ed impedendo così alle altre navi di uscire. Diversi membri degli equipaggi del Nullo e delle altre unità scendono anzi a terra e si uniscono ai legionari.

8 dicembre 1919
Il Nullo si pone al servizio di D’Annunzio, divenendo così una delle unità della piccola Marina della Reggenza del Carnaro (la "Flotta del Quarnaro").
(Altra fonte data l’adesione del Nullo ai legionari all’8 dicembre 1920).

14 novembre 1920
Il Nullo trasporta a Zara, accompagnato dalla torpediniera 66 PN, dal trasporto Cortellazzo e dal MAS 22, D’Annunzio, Giovanni Giuriati, Giovani Host-Venturi (comandante della Legione Fiumana), Guido Keller (aviatore e responsabile agli approvvigionamenti dei legionari) e Luigi Rizzo (comandante di MAS affondatore delle corazzate Wien e Szent Istvan e decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare). A Zara D’Annunzio incontra l’ammiraglio Enrico Millo, comandante delle truppe italiane lì stanziate, che gli dichiara il suo appoggio.

24-29 dicembre 1920
“Natale di Sangue”: le forze regolari italiane, 8000 uomini a terra (al comando del generale Enrico Caviglia) appoggiati da un’aliquota della Regia Marina (in particolare la corazzata Andrea Doria, che bombarda il palazzo nel quale D’Annunzio ha installato il suo governo), attaccano le forze di D’Annunzio e le costringono ad abbandonare Fiume dopo cinque giorni di scontri, nei quali rimangono uccisi 25 soldati dell’esercito regolare italiano, 22 legionari fiumani e 7 civili, mentre i feriti sono 207 (139 militari dell’esercito regolare, 46 “legionari” e 22 civili).

15 gennaio 1921
In seguito all’accordo con cui, dopo il "Natale di Sangue", D’Annunzio accetta di lasciare Fiume, il Nullo e le altre unità “legionarie” lasciano Fiume e raggiungono Pola.

16 gennaio 1921
Come simbolica “punizione” per l’“ammutinamento” a favore di D’Annunzio, il Nullo viene radiato dai quadri del naviglio della Regia Marina e subito reiscritto con il nuovo nome di Fratelli Cairoli.

1922
Il Cairoli presta servizio nelle acque della Dalmazia tra Zara e Spalato.

16 marzo 1924
Il Cairoli, insieme ai cacciatorpediniere Ippolito NievoIndomito ed Insidioso ed all’esploratore Carlo Mirabello, scorta da Ancona a Fiume (dove le navi giungono poco prima delle dieci), per la cerimonia di annessione della città quarnerina all’Italia, l’esploratore Brindisi, avente a bordo Vittorio Emanuele III.

 


ICairoli a Venezia nel 1925 (Coll. Marcello Risolo, via www.naviearmatori.net)


19 febbraio 1926
ICairoli sperona accidentalmente il similare Enrico Cosenz (che per coincidenza era un’altra unità “legionaria” di Fiume, l’ex Agostino Bertani), riportando gravi danni.

6 agosto 1928
Nel mattino del 6 agosto, si svolge un’esercitazione che prevede l’impiego dei sommergibili F 14 ed F 15, dell’esploratore Brindisi, dell’esploratore leggero Aquila e della V Flottiglia Cacciatorpediniere, con la simulazione di un attacco da parte dei due battelli ai danni del Brindisi. Le navi di superficie, riunitesi ad ovest di Parenzo, fanno rotta su Pola con il Brindisi e l’Aquila in linea di fila al centro scortati sui fianchi dalle due squadriglie dei cacciatorpediniere della V Flottiglia anch’essi disposti in linea di fila, subendo dapprima il finto attacco dell’F 15, poi, alle 8.40, mentre il mare mosso va peggiorando con vento che gira da Grecale a Scirocco. Alle 8.40, sette miglia ad ovest di San Giovanni in Pelago, il cacciatorpediniere Giuseppe Cesare Abba (caposquadriglia di dritta) avvista l’F 14 a quota periscopica ed in via di emersione, ma a causa di errate manovre l’F 14 viene poco dopo speronato dal Missori, che sta seguendo l’Abba, ed affonda su un fondale di 40 metri. Il Cairoli viene distaccato per richiamare sul luogo l’F 15, che, avendo completato la propria manovra d’attacco ed essendo emerso, sta rientrando a Pola ignaro dell’accaduto. L’F 15 riuscirà a mettersi in contatto con l’F 14 e verranno avviati immediatamente i soccorsi (cui parteciperà anche il Cairoli) ai 23 uomini intrappolati all’interno dei compartimenti non allagati del sommergibile affondato (altri quattro erano annegati a seguito della collisione), ma l’F 14 potrà essere riportato a galla, con l’ausilio di grossi pontoni, solo alle 18 del 7 agosto, troppo tardi per salvare i superstiti.

1929
Il Cairoli, con i similari Giuseppe Cesare AbbaGiuseppe MissoriGiuseppe Dezza ed Antonio Mosto, forma la IX Squadriglia Cacciatorpediniere, che, insieme alla X Squadriglia Cacciatorpediniere (Giovanni AcerbiGiuseppe SirtoriFrancesco StoccoIppolito Nievo) ed all'esploratore Aquila, compone la 5a Flottiglia della Divisione Speciale, che comprende anche l'esploratore Brindisi, nave comando.

1° ottobre 1929
Declassato a torpediniera, essendo ormai obsoleto.

1930
Prende parte ad una crociera nel Mediterraneo orientale.


1931
La Cairoli, insieme alla similare Ippolito Nievo, ai cacciatorpediniere Castelfidardo e Calatafimi ed all’esploratore Augusto Riboty, forma la 3a Flottiglia Cacciatorpediniere, inquadrata nella IV Divisione Navale (II Squadra).

Gennaio 1931
La Cairoli e le altre unità della 3a Flottiglia Cacciatorpediniere partecipano alle grandi manovre navali nel Medio Tirreno. Durante tali manovre, CairoliCastelfidardoMonzambano e Riboty sostano brevemente a Torre Annunziata: è la prima volta che navi della Regia Marina approdano in tale porto, e la cittadinanza ne accoglie festosamente gli equipaggi; gli ufficiali vengono invitati a ricevimenti, ad un banchetto offerto dal Comune e ad una festa danzante, oltre che a visitare i mulini e pastifici della città ed anche i vicini scavi di Pompei.

1932
Altra crociera nel Levante.

1936-1938
Partecipa alla Guerra di Spagna, con compiti anticontrabbando contro le navi che trasportano rifornimenti per le forze repubblicane.

10 giugno 1940
Entrata in guerra dell’Italia. La Cairoli fa parte della IX Squadriglia Torpediniere di base alla Maddalena, insieme alla similare Antonio Mosto ed alle più moderne Canopo e Cassiopea.
Viene successivamente trasferita in Libia, adibita a scorta dei convogli costieri.

14 settembre 1940
Alle 17.30 la Cairoli parte da Tripoli per scortare a Bengasi i piroscafi da carico Maria Eugenia e Gloria Stella, carichi di uomini, rifornimenti e veicoli destinati alla X Armata ed arrivati da Napoli insieme ad un terzo mercantile, l’Ogaden (che però non fa parte del convoglio).

15 settembre 1940
In mattinata il piccolo convoglio, in navigazione nel Golfo della Sirte, viene avvistato da un idroricognitore Short Sunderland del 230th Squadron della Royal Air Force.
Questo avvistamento avrà conseguenze estremamente funeste: dopo esserne stato informato, infatti, il comandante della Mediterranean Fleet, ammiraglio Andrew Browne Cunningham, ordinerà di lanciare un attacco aereo contro il porto di Bengasi, per colpirvi le navi del convoglio.

16 settembre 1940
Il convoglio raggiunge Bengasi alle 19.30.
Durante la notte successiva la portaerei britannica Illustrious, salpata da Alessandria insieme ad un’aliquota della Mediterranean Fleet in base agli ordini emanati da Cunningham in seguito all’avvistamento da parte del Sunderland, lancerà quindici biplani Fairey Swordfish contro il naviglio ormeggiato a Bengasi: nove di essi, armati con bombe, affonderanno il Maria Eugenia, il Gloria Stella ed il cacciatorpediniere Borea, oltre a danneggiare seriamente la torpediniera Cigno; gli altri sei poseranno all’imboccatura del porto mine che provocheranno l’affondamento del cacciatorpediniere Aquilone ed il grave danneggiamento della motonave Francesco Barbaro.

21 settembre 1940
LCairoli riparte da Bengasi alle 15 per scortare a Tripoli il piroscafo Argentea, la motonave Città di Livorno e la pirocisterna Marangona.

23 settembre 1940
Il convoglio raggiunge Tripoli alle 16.

27 settembre 1940

La Cairoli lascia Tripoli alle 20 per scortare a Bengasi ed Ain-el-Gazala la motonave Galata ed il rimorchiatore Salvatore.

Marinai della Cairoli, tra cui probabilmente Vincenzo Casciello di Boscotrecase (Coll. Fam. Casciello, via g.c. Vincenzo Marasco)

 

30 settembre 1940
Il convoglietto raggiunge Bengasi alle 14.

2 ottobre 1940
Alle 6 le navi raggiungono Ain-el-Gazala.

4 ottobre 1940
Alle 15 la Cairoli salpa da Bengasi per scortare a Tobruk i piroscafi Argentea e Priaruggia.

6 ottobre 1940
CairoliArgentea e Priaruggia arrivano a Tobruk alle due.
Alle 19.30 dello stesso giorno la Cairoli riparte da Tobruk scortando i piroscafi AvioniaSirena ed Erice, diretti a Tripoli; li scorta però soltanto fino a Bengasi, dove viene sostituita nella scorta dalla torpediniera Centauro.

14 ottobre 1940
Parte da Tobruk alle 17 scortando il piroscafo Snia Amba, diretto a Tripoli.
Giunta a Bengasi, la Cairoli viene sostituita dalla torpediniera Pallade, che scorta lo Snia Amba fino a Tripoli.

3 novembre 1940
La Cairoli parte da Bengasi per Tobruk alle 11, scortando i piroscafi Ascianghi ed Amba Aradam.

5 novembre 1940
Il convoglietto raggiunge Tobruk a mezzogiorno.

7 novembre 1940
In serata la Cairoli parte da Bengasi per scortare a Tripoli il piroscafo Sabbia.

9 novembre 1940
Cairoli e Sabbia arrivano a Tripoli alle 10.
Lo stesso giorno, a mezzogiorno, la Cairoli sarebbe partita da Bengasi (il che risulta però difficile, se era giunta a Tripoli due ore prima) per scortare a Tripoli il piroscafo Priaruggia.

16 novembre 1940
Dopo aver compiuto varie soste durante la navigazione, Cairoli e Priaruggia raggiungono Tripoli in nottata.


13 dicembre 1940
La Cairoli si trova ormeggiata a Tripoli quando il porto viene sottoposto ad un’incursione aerea britannica, che prende di mira alcuni mercantili ormeggiati nelle sue vicinanze con lancio di bombe e mitragliamento. Il tiro delle mitragliere della Cairoli, diretto dal comandante in seconda, sottotenente di vascello Ugo Albarella D’Afflitto (33 anni, da Torino), riesce a sventare l’attacco, abbattendo uno degli aerei: a colpirlo è la mitragliera del sottocapo cannoniere armaiolo Biagio Busicchia (26 anni, da Palermo).

Busicchia ed Albarella D’Afflitto verranno entrambi decorati con la Croce di Guerra al Valor Militare (il primo con motivazione «Puntatore di mitragliera, eseguiva con calma il tiro dell’arma affidatagli ed abbatteva con precisa scarica un aereo nemico», il secondo con motivazione «Ufficiale in 2a della torpediniera, dirigeva il tiro antiaereo con calma e sicurezza riuscendo ad abbattere un velivolo nemico che bombardava e mitragliava i piroscafi ormeggiati nei pressi dell’unità»).

L’affondamento

Alle 14.00 del 21 dicembre 1940 la Fratelli Cairoli, al comando del toscano tenente di vascello Ferdinando Menconi, lasciò Bengasi per scortare a Tripoli il piroscafo Caffaro. Il convoglio sarebbe dovuto arrivare a Tripoli alle 14.00 del 23 dicembre. Le condizioni del cielo, all’alba del 23 dicembre, impedirono di osservare le stelle per determinare la posizione, dunque le due navi procedevano con navigazione stimata, beccheggiando notevolmente a causa del vento e del mare da ovest, in peggioramento.
Alle 8.55 del 23 dicembre, in posizione 32°42’ N e 14°55’ E, il sommergibile britannico Regent attaccò il convoglio lanciando due siluri contro il Caffaro da una distanza di 2900 metri, ma il piroscafo venne mancato: le navi italiane non notarono nemmeno l’attacco, e proseguirono sulla loro rotta.
La navigazione continuò senza intoppi fino alle 10.25 (o 10.30), quando in posizione 32°48’ N (o 32°40’ N) e 14°50’ E (20 miglia a nordovest di Misurata, nonché a nordest di Tripoli) la Cairoli urtò una mina: scossa da due enormi esplosioni a distanza di pochi secondi l’una dall’altra, la vecchia “tre pipe” si spezzò in due ed affondò di poppa in pochi attimi, portando con sé il comandante Menconi ed altri 70 dei 114 uomini dell’equipaggio.
Il Caffaro, nonostante il mare mosso, dopo aver lanciato i segnali previsti per casi del genere provvide con immediatezza ed abilità al salvataggio dei 43 sopravvissuti, alcuni dei quali contusi dalla seconda esplosione (che non si seppe mai se fosse stata causata da una seconda mina o dallo scoppio di una caldaia: a questo proposito la storia ufficiale dell’USMM commenta che «dei superstiti, uno solo ha espresso questa supposizione [cioè che la seconda esplosione fosse dovuta allo scoppio di una caldaia], ma senza motivarla; non si può escludere che egli, forse più padrone dei suoi nervi, abbia avvertito la differenza di effetto acustico tra l’una e l’altra esplosione»). Il tenente di vascello Guidi, comandante del piroscafo, così descrisse nel suo rapporto l’affondamento della torpediniera di scorta: "Alle 10.25 mentre stavo scendendo la scaletta del ponte di comando udii una violentissima esplosione, mi voltai subito in direzione della scorta e vidi che stava affondando con la prua impennata. Ne seguì, pochi secondi dopo, una seconda esplosione ed in brevi istanti la Cairoli scompariva tra i flutti. Ebbi subito la percezione che si trattava di mine".
La torpediniera Clio venne mandata da Tripoli a rimpiazzare l’unità perduta nella scorta al Caffaro, ed il piroscafo, con i naufraghi della Cairoli a bordo, raggiunse Tripoli alle due di quel pomeriggio, scortato dalla Clio.
Venne in seguito appurato che nella zona dove la Cairoli era affondata nessuno, né la Regia Marina né la Royal Navy, aveva mai posato delle mine, quindi si concluse che la Cairoli era saltata su una mina alla deriva. Alcune fonti imputano la perdita della Cairoli al campo minato posato dal sommergibile britannico Rorqual il 9 novembre 1940 sei miglia e mezzo a nordovest di Misurata (che costituiva il punto di atterraggio per le navi che, partite da Bengasi, attraversavano il golfo della Sirte), uno sbarramento di 50 mine su cui già il 5 dicembre era affondata la torpediniera Calipso.

Morirono nell’affondamento:

Ugo Albarella D’Afflitto, sottotenente di vascello (comandante in seconda), disperso
Giovanni Albergo, marinaio segnalatore, disperso
Antonino Amante, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Barrera, marinaio, disperso
Vincenzo Bellino, marinaio radiotelegrafista, disperso
Paolo Billeci, marinaio, disperso
Potenzo Brescia, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Bufi, marinaio fuochista, disperso
Biagio Busicchia, sottocapo cannoniere, disperso
Liberato Buzzo, sergente meccanico, disperso
Giovanni Calò, marinaio, disperso
Cosimo Cardellicchio, secondo capo segnalatore, disperso
Vittorio Casini, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Cicirello, marinaio, disperso
Giuseppe Corridori, marinaio fuochista, disperso
Antonino Cotugno, sottocapo cannoniere, disperso
Antonio D’Amato, marinaio, disperso
Gaetano D’Angelo, marinaio, disperso
Leonardo De Fraia, marinaio, disperso
Giuseppe De Francesco, marinaio fuochista, disperso
Tonino Farinelli, marinaio nocchiere, disperso
Antonio Ferrari, marinaio radiotelegrafista, disperso
Vittorio Gabrielli, marinaio fuochista, disperso
Lucio Gallipoli, marinaio cannoniere, disperso
Gioacchino Ganci, marinaio, disperso
Emanuele Gozzo, marinaio fuochista, disperso
Donato Graziosi, marinaio fuochista, disperso
Salvatore Ingletto, marinaio, disperso
Salvatore La Rosa, marinaio, disperso
Sebastiano Lo Giudice, marinaio fuochista, disperso
Nunzio Lo Verde, sottocapo elettricista, deceduto
Mario Mandò, sottocapo torpediniere, disperso
Giuseppe Marcucci, marinaio fuochista, disperso
Athos Marmocchi, secondo capo meccanico, disperso
Natale Marnika, sottocapo furiere, disperso
Pietro Maritano, capo meccanico di prima classe, disperso
Renato Massei, secondo capo silurista, disperso
Alfio Mazzocchio, sottocapo meccanico, disperso
Vincenzo Megali, marinaio fuochista, disperso
Emanuele Menconi, capo cannoniere di seconda classe, disperso
Ferdinando Menconi, tenente di vascello (comandante), deceduto
Gennaro Meola, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Nappo, sottocapo silurista, disperso
Pietro Novelli, secondo capo nocchiere, disperso
Gennaro Pagliuca, marinaio fuochista, disperso
Guerrino Pardini, marinaio, disperso
Antonio Paternoster, marinaio fuochista, disperso
Mario Pecollo, marinaio fuochista, disperso
Emilio Peis, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Petrolino, sottocapo S. D. T., disperso
Igino Pignoli, marinaio, disperso
Giuseppe Pipitone, sottocapo nocchiere, disperso
Luigi Pisano, secondo capo meccanico, disperso
Rosario Raccampo, sottocapo cannoniere, disperso
Amedeo Rinesi, sottocapo meccanico, disperso
Italo Rizzi, marinaio fuochista, disperso
Rosario Roccaforte, secondo capo meccanico, disperso
Vincenzo Rubera, marinaio fuochista, disperso
Calogero Sansone, marinaio cannoniere, disperso
Orlando Sartori, capo meccanico di prima classe, disperso
Giovanni Scala, marinaio, disperso
Umberto Schiavo, marinaio, disperso
Mario Scorza, marinaio fuochista, disperso
Vincenzo Sforza, marinaio fuochista, disperso
Salvatore Sturiale, marinaio fuochista, disperso
Antonio Tomaselli, sergente cannoniere, disperso
Giovanni Troise, marinaio, disperso
Calogero Vercio, marinaio fuochista, disperso
Stanislao Zajec, marinaio torpediniere, disperso
Risorto Zingaropoli, marinaio fuochista, disperso
Guido Zucchini, marinaio furiere, disperso


La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del tenente di vascello Ferdinando Menconi, nato a Carrara il 28 agosto 1903:

"In occasione dell’affondamento per urto contro mina della torpediniera della quale aveva il comando, dimostrava elevate doti militari e lasciava la vita nell’adempimento del proprio dovere, preoccupandosi fino all’ultimo della salvezza del personale dipendente.

(Mediterraneo Centrale, 23 dicembre 1940)"

 

https://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/2013/12/fratelli-cairoli_15.html

 


Torpediniera Fratelli Cairoli (EX C.T. Francesco NULLO)

CLASSE ROSOLINO PILO

La Classe di cacciatorpedinieri Rosolino Pilo furono costruiti dai Cantieri di Sestri Ponente a Genova (6) E DI PATTISON A NAPOLI (2) e di Pattison tra il 1915 e il 1916:

-Giuseppe Cesare Abba;

-Pilade Bronzetti*;

-Giuseppe Missori;

-Antonio Mosto;

-Ippolito Nievo;

-Francesco Nullo* ;

-Rosolino Pilo;

-Simone Schiaffino.


*Il Bronzetti e il Nullo nel 1921 furono ribattezzati rispettivamente con il nome di Giuseppe Dezza e Fratelli Cairoli.
Parteciparono alla prima guerra mondiale .
Riclassificati come torpediniere nel 1929 furono impiegati nella seconda guerra mondiale meno del Nievo radiato nel 1938.
Il Pilo, l'Abba e il Mosto sopravvisuti al conflitto confluirono con altre due unità della classe La Masa, a formare una nuova classe di 5 dragamine meccanici denominata "classe Giuseppe Abba ” rimasta in servizio sino alla fine degli anni 50.
ANTONIO MOSTO
A QUALUNQUE COSTO AVANTI
FRANCESCO NULLO
SE COMBATTO DI NOTTE IL COR M'E' DUCE E IL NOME DELL'EROE MI DA LUCE
GIUSEPPE CESARE ABBA
FORTI COME NOI PIU' DI NOI NO
GIUSEPPE MISSORI
ORA E SEMPRE
IPPOLITO NIEVO
PENSO ALLA PATRIA ED OGNI RISCHIO AFFRONTO
PILADE BRONZETTI
QUANDO ?
ROSOLINO PILO
PER L'ONORE DEL NOME PER LA GLORIA D'ITALIA
SIMONE SCHIAFFINO
CEDO NULLI
(NON CEDO AD ALCUNO)
 
Fratelli Cairoli
 

Fiume - La repubblica del Quarnaro


Alla fine del 1° conflitto mondiale i vincitori si trovarono nella situazione di dover definire l’assetto territoriale di una parte dell’area Balcanica contese da due Nazioni vincitrici: l’Italia e la Serbia.
Il nodo era rappresentato da quelle porzioni di territori rivendicati dai due Stati. Primo fra tutte la città di Fiume.
Il patto di Londra firmato prima dell’entrata in guerra assegnava all’Italia il territorio ex austriaco del Trentino e dell’Alto Adige, la Venezia Giulia, la Dalmazia e l’Istria.
Poiché la città di Fiume non era inclusa in quell’accordo, e la Serbia aveva dato vita al Regno dei Serbi – Croati – Sloveni, l’Italia si trovò isolata quando, sotto la pressione dell’opinione pubblica, decise di rivendicare anche la città di Fiume._

I principali avvenimenti militari che riguardano Fiume sono i seguenti.
Il giorno 17 Novembre 1918 entrano a Fiume le prime truppe italiane facenti parte dell’Occupazione interalleata.
La presenza del contingente italiano non era ben accetta alla Francia e il 19 novembre richiese che tale presidio fosse rappresentato dalle truppe franco-serbe dell’Armata d’Oriente, cosa che non venne accettata dall’Italia. Tale divergenza di vedute portò a un attrito tra Francia e Italia che ebbe ripercussioni a Versailles.
Il 18.1.1919 inizia a Versailles la Conferenza di Pace. La questione di Fiume viene messa sul tappeto senza poter giungere a conclusione._

A metà agosto 1919 riprendono le trattative alla Conferenza di Pace di Versailles. L’Italia presenta un piano che prevede la creazione di uno “Stato libero” composto da Fiume e i suoi sobborghi e l’isola di Veglia.
Il 12.9.1919 avviene il colpo di mano di D’Annunzio che entra a Fiume con circa 1.000 “legionari” deciso a ottenere l’annessione di Fiume all’Italia. Lo stesso giorno il Comando della 8^ Armata ordina il blocco di Fiume vietando l’accesso per via di mare e di terra a civili e militari.
L’8 novembre 1919 inizia il blocco di Fiume da parte dell’esercito e della marina.
Il 12.11.1920 viene firmato il trattato di Rapallo, tra Italia e Jugoslavia, col quale Fiume viene considerata “Stato libero e indipendente”.
Il 21 dicembre 1920, alle ore 18, inizia il blocco terrestre e marittimo al territorio dello Stato di Fiume e delle Isole di Arbe e Veglia.
Dopo alterne vicende e la partenza da Fiume di D’Annunzio e dei legionari, il 22 febbraio 1924 la città di viene annessa all’Italia.
La Marina
Il ruolo della marina nella soluzione della crisi a Fiume è di primo piano, sia per l’importanza dello scacchiere, sia per i gravi fatti che la coinvolsero; che dettero un colpo alla sua credibilità e alla disciplina delle navi coinvolte.
L’episodio più determinante fu l’adesione del Capitano di Corvetta Luigi Rizzo alla “causa fiumana”.
Il suo prestigio gli permette di fare opera di intensa propaganda, all’interno della marina militare e mercantile, di conoscere le mosse italiane e di permettere il rifornimento di Fiume anche durante il blocco totale della città da terra e da mare.

Nell’aprile e ottobre 1919 due torpediniere e un cacciatorpediniere passarono sotto bandiera fiumana. Nel dicembre 1920 altre tre cacciatorpediniere li seguirono.
La cosa fu alquanto difficile da digerire per la Marina.


LA MARINA FIUMANA



Fecero parte o aderirono all’impresa fiumana le seguenti navi:
Cacciatorpediniere Bertani. Il 7 ottobre 1919 il C.T. Bertani ormeggiato al molo sanità del Porto di Trieste viene “catturato” da alcuni ufficiali di marina salpando e dirigendosi verso Fiume.

Torpediniera 66 P.N. Nell’ottobre 1919 in crociera di vigilanza diresse per Fiume schierandosi coi legionari.

sommergibile F. 16
L’11 ottobre 1919 esce la Venezia con l’intento di raggiungere Fiume. Viene fermato prima di lasciare il porto. L’equipaggio venne arrestato e denunciato al Tribunale militare. Non vi furono condanne.

Torpediniera 68 P.N.
Nell’aprile 1919 svolge attività nel Quarnaro. Nel dicembre 1919 entra a Fiume.

Cacciatorpediniere Nullo.
L’8 dicembre 1920 raggiunge Fiume restandovi fino al gennaio 1921.

Cacciatorpediniere Bronzetti.
Il C.T. Bronzetti il 7 dicembre 1920, mentre era in navigazione nelle acque del Carnaro, passa dalla parte dei fiumani, seguito C.T. Espero.
. Adibito a protezione del traffico tra Trieste e Sebenico.
L’8 dicembre 1920 raggiunge Fiume schierandosi coi legionari.

Tutte queste navi (salvo il sommergibile F. 16) nel gennaio 1921 rientrano a Pola dove vengono disarmate e rinominate con altri nomi o altre sigle.


La Marina italiana a Fiume


Il giorno 3 novembre 1918 giungono a Fiume le prime unità: Sono la corazzata Vittorio Emanuele; i cacciatorpediniere Stocco e Orsini e la torpediniera Sirtori.
Il 15 novembre giungono l’incrociatore San Marco e il cacciatorpediniere Audace.
Il 7 dicembre avvengono incidenti sul Bertani che parte per Fiume.
Da Trieste parte anche l’esploratore Riboty e da Pola l’esploratore Stocco, alla volta di Fiume.
Viene istituito il Comando Superiore Navale di Fiume a bordo della Emanuele Filiberto che rimane stazionaria a Fiume fino all’ottobre 1919.
Le altre navi effettuano crociere e pattugliamenti lungo la costa dalmata e gli altri porti adriatici.
Il 12 settembre 1919 giorno dell’entrata di Dannunzio a Fiume erano presenti in porto: la corazzata Dante Alighieri e i cacciatorpediniere Abba e Nullo. Il 14.9.1919 giunse il cacciatorpediniere Stocco.
Quando il 26 dicembre 1920 la corazzata Andrea Doria, con le insegne del Comando delle Forze Navali dell’Adriatico, cannoneggia l’Espero e la sede del Comando di Fiume, nel porto non vi sono altre navi italiane.
Nella prima quindicina del gennaio 1921 si giunge a un accordo politico. D’annunzio lascerà Fiume. Viene costituito il Governo Provvisorio. Le navi “ribelli” lasciano Fiume dirigendosi verso Pola.
Le spine del Governo e della Marina sono finite.